La parola grazia viene usata in generale per indicare la gradevolezza di persone ed oggetti. Nella Bibbia, invece, indica un aspetto dell’amo­re di Dio, il favore nei confronti dell’uomo im­meritevole.
Se ci affidiamo alle scarne statistiche, sco­priamo che il termine ricorre nel Nuovo Testa­mento ben centocinquantacinque volte. Se, in­vece, come la Parola di Dio insegna, ci rivolgia­mo al contesto biblico, saranno gli argomenti sviluppati dagli scrittori sacri a convincerci della profondità, necessità e realtà della Grazia.

La Grazia procede da Cristo Gesù

La realizzazione della Grazia è resa possibile dall’opera del Signore Gesù: “Infatti, è della sua pienezza che noi tutti abbiamo ricevuto, e grazia sopra grazia” (Giovanni 1:16).
Il nostro versetto collega l’abbondanza della grazia, sottolineata con una ripetizione, alla pie­nezza di Cristo Gesù, cioè alla realtà ed alla completezza della Sua divinità e della Sua uma­nità.
Tutto parte, perciò, dalla Parola fatta carne,espressione concreta e storica dell’amore di Dio.
La seconda Persona della Trinità si è incarnata assumendo natura umana con uno scopo ben preciso, morire per acqui­stare la salvezza:
“Dio ha tanto amato il mondo 
che ha dato il Suo Unigenito Figliuolo affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).
Giovanni è lapidario nel­la sua conclusione: “…la 
grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo” (Giovanni 1:17).
La parola Grazia, tanto dolce e bella per noi uomini, per il nostro Signore ha avuto anche il sapore della sofferenza e della morte: “… Gesù, coronato di gloria e d’o­nore a motivo della morte che ha patita, onde, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti” (Ebrei 2:9).

La Grazia si realizza in Cristo Gesù

Non di un concetto astratto stiamo par­lando, bensì del perdono di Dio immeritato dall’uomo, esso comporta la cancellazione della colpa ed al contempo il godimento del favore divino.
Chi è perdonato non solo è accettato ma sa di essere stato accettato, perché in con­seguenza del perdono è stato anche inte­riormente rinnovato, per questo motivo la Grazia è anche visibile: “Ed esso, giunto là e veduta la grazia di Dio, si rallegrò, e li esortò tutti ad attenersi al Signore con fermo proponimento di cuore” (Atti 11:23).
Ribadirono gli anziani di Gerusalemme a proposito dei gentili: “Anzi, noi crediamo d’esser salvati per la grazia del Signore Gesù, nello stesso modo che loro” (Atti 15:11).
Siamo così giunti ad un punto nodale della questione, in quanto immeritata, la Grazia si può ottenere esclusivamente per fede, poiché essa non comporta meriti: “Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, grazia non è più grazia” (Romani 11:6).
questo punto possiamo parlare di una “catena della Grazia”, cioè di una serie di atti, che Dio ha stabilito, affinché fosse chiaro ed evidente che il Suo perdono è immeritato ed è alla portata di tutti gli uo­mini senza distinzione alcuna.
Il primo anello è l’annuncio dell’opera di Gesù Cristo, chiamato “…Evangelo della grazia di Dio” (Atti 20:24); la Scrittura stessa è Grazia: “E ora, io vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia; a Lui che può edificarvi e darvi l’eredità con tutti i santificati”(Atti 20:32).
Il secondo anello della catena è la dottri­na della redenzione di Cristo Gesù: “Sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:24); infatti: “…molto più la grazia di Dio e il dono fattoci dalla grazia dell’unico uomo Gesù Cristo, hanno abbondato verso i molti” (Romani 5:15).
Il terzo anello della catena è costituito dalla fede con la quale si accetta il messag­gio della salvezza: “Perciò l’eredità è per fede, affinché sia per grazia” (Romani 4:16).
Il quarto anello è il godimento dei privi­legi che vengono dalla salvezza, che si possono condensare nel diritto di essere figliuoli di Dio, coeredi di Cristo di beni ingenti e ricchezze eterne inimmaginabili: “Talché tu non sei più servo, ma figliuolo; e se sei figliuolo, sei anche erede per gra­zia di Dio” (Galati 4:7).

La Grazia si conserva per mezzo di Cristo Gesù

La Grazia non è favore divino che si esaurisce in un momento o nell’arco di un’esperienza breve e mistica, piuttosto è amore efficace, che produce una salvezza eterna e reale: “Perché il peccato non vi signoreggerà, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia” (Romani 6:14).
Non soltanto consideriamo l’aspetto negativo, “il peccato non vi signoreggerà”, ma anche quello positivo, rappresentato dalla consacrazione e conse­guente dedizione alla causa dell’Evangelo: “Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di loro tutti; non già io, però, ma la grazia di Dio che è con me” (I Corinzi 15:10).
Questo non era il privilegio di un uomo straordinariamente dotato come Paolo, è la possibilità di tutti i credenti: “Come colla­boratori di Dio, noi v’esortiamo pure a far sì che non abbiate ricevuta la grazia di Dio invano” (II Corinzi 6:1).
La benignità divina non passa sempre attraverso il benessere materiale dell’uo­mo, anzi in quanto bene supremo in alcuni frangenti rimane solo: “Ed egli mi ha det­to: La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debo­lezza. Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, onde la potenza di Cristo riposi su me” (II Corinzi 12:9).
Purtroppo dalla Grazia si può scadere: “Voi che volete esser giustificati per la legge, avete rinunziato a Cristo; siete sca­duti dalla grazia” (Galati 5:4).
Abbiamo preferito trascrivere una serie di versetti biblici, limitandone il commento in linea con le premesse di questo articolo.
La Scrittura si interpreta con la Scrittura stessa, questa semplicità la rende alla por­tata di ogni uomo.
Anche questa è Grazia!

Salvatore Cusumano