Con l’invasione delle religioni orientali e la grande propaganda fatta ultimamente al buddismo dai grandi mezzi di comunicazione di massa, la reincarnazione è dive­nuta di moda ed è stata accettata anche da molti personaggi del mondo dello spetta­colo e dello sport.

E’ UNA TEORIA PAGANA

L’origine pagana della reincarnazione è antichissima ed è sostenuta ancora oggi dalle religioni orientali moderne quali l’induismo, il giainismo, il buddismo e le sette spiritistico-teosofiche. Nelle sue linee generali la teoria può essere riassunta co­me segue: se hai fatto più bene che male e hai vissuto in armonia con l’universo, dopo la morte trasmigrerai in una forma di vita migliore e superiore; se invece hai condotto una vita negativa e spesa nel compiere il male, entrerai in una vita peggiore, di sofferenza, trasmigrando in corpi di esseri inferiori. Quindi la reincarnazione, meglio definita tecnicamente “me­tempsicosi”, cioè trasmigrazione dell’anima, si compirebbe dopo la morte attraverso il passaggio continuo da un corpo all’altro (di uomo o di animale), finché l’anima non si renderà libera dalla materia.

LA SALVEZZA NON E’ PER OPERE

Indubbiamente, l’idea che l’uomo possa vivere nel futuro una vita felice, se qui ha fatto opere buone ed ha cercato di controllare la propria vita emotiva, è accattivante. L’essere umano vuole illudersi di potersi salvare da solo e così guadagnarsi la felicità eterna. Il concetto biblico e cristiano di risurrezione, invece, è fondato sulla certezza di poter conservare l’identità personale, e ciò che si manifesta è soltanto una trasfor­mazione del corpo da corruttibile in incorruttibile. Il concetto fonda­mentale della reincarnazione, quindi, si fonda sulla possibilità di mi­gliorarsi e superare così i propri difetti con le sole forze umane. E’ evi­dente, perciò, il contrasto fondamentale che esiste con la fede cristiana, che si fonda sulla grazia offerta da Dio mediante il sacrificio di Gesù. La Parola di Dio afferma che l’individuo non ha la possibilità di salvarsi da solo. Il concetto della reincarnazione, invece, annulla totalmente l’opera mediatrice e vicaria di Cristo. Egli ha preso il nostro posto, ha pagato il prezzo per il nostro riscatto “E in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati” (Atti 4:12).

L’IDENTITÀ NELLA RISURREZIONE

La risurrezione non è assolutamente da confondere con la reincar­nazione, in quanto quest’ultima annulla l’idea della risurrezione del­l’individuo, che si fonda sul fatto che “Cristo è risuscitato dai morti, pri­mizia di quelli che sono morti … Cristo, la primizia, poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta” (1 Corinzi 15:20, 23). Come Cristo risorse con il Suo corpo glorificato e fu riconosciuto dai discepoli, così la risurrezione dei credenti sarà simile alla Sua. Secondo la Scrittura la risurrezio­ne non sarà interamente una nuova creazione, ma il nostro corpo attuale verrà trasformato, infatti è scritto: “Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Romani 8:11 ). Ancora: “Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità” (I Corinzi 15:53). Quindi, è chiaramente espresso che “questo corruttibile” e “questo mortale” sarà perfettamente mutato. Inoltre, riguardo alla risurrezione è detto “e quanto a quel che tu semini, non semini il corpo che ha da nascere, ma un granello ignudo, co­me capita, di frumento, o di qualche altro seme; e Dio gli dà un corpo secondo che l’ha stabilito; e ad ogni seme, il proprio corpo” (I Corinzi 15:37, 38). C’è indubbiamente una certa identità tra il seme sparso e quello che si sviluppa, ma anche un’evidente diversità. Tuttavia, nella ri­surrezione non c’è mutamento d’identità. E’chiaro che in Cielo ci riconosceremo, non perderemo le nostre carat­teristiche, anche se saremo trasformati e resi incorruttibili. Gesù afferma:

“… vedrete Abramo e Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, e voi ne sarete cacciati fuori” (Luca 13:28). Altro che passare dal nostro cor­po in quello di un altro individuo o animale che sia, perdendo così la no­stra identità! Perfino il patriarca Giobbe, il quale visse molti secoli prima che Gesù rivelasse appieno la realtà dell’immortalità e dell’eternità, mise in risalto, per ispirazione dello Spirito Santo, l’individualità conservata anche nella risurrezione, dicendo: “Ma io so che mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere. E quando, dopo la mia pelle, sarà di­strutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò a me favo­revole; lo contempleranno i miei occhi, non quelli di un altro; il cuore, dal desiderio, mi si consuma!” (Giobbe 19:25-27; Vers. N. R.). Non lasciamoci confondere dalle dottrine false di chi vorrebbe confondere la realtà biblica della risurrezione, come ci è stata insegnata da Cristo, con la teoria insi­diosa della reincarnazione. Riaffermiamo, invece, il valore incommensu­rabile del sacrificio di Gesù. Egli ci ha redento divenendo”… per tutti quelli che gli ubbidiscono, autore di salvezza eterna …” (Ebrei 5:9 10).