Molti sono coloro che rimangono perplessi sull’uso così comune delle parabole nell’insegnamento di Gesù Cristo. I suoi denigratori d’ogni tempo hanno voluto paragonare questo mezzo didattico utilizzato da Gesù alle leggende mitologiche delle varie religioni pagane, per evidenziare la presunta fragilità del messaggio cristiano.
CHE COS’E’ UNA PARABOLA?
E’ un modo di esprimersi servendosi di un’immagine per illustrare un pensiero. Questo metodo d’insegnamento era molto comune nell’antichità, anche fuori del giudaismo, e serviva ad illustrare in modo semplice dei concetti astratti.
Oggi, il modo di parlare metaforico, proprio della civiltà rurale, è stato sostituito dallo stile astratto. Tuttavia, l’illustrazione del pensiero astratto viene espressa con un’immagine che non è più parlata: l’utilizzazione dei mezzi audiovisivi, come disegni animati, diagrammi televisivi e l’uso di lavagne, sia tradizionali che luminose, non fanno altro che provare quanto sia necessario accompagnare l’esposizione verbale con l’immagine.
In questo senso, quindi, le parabole hanno una validità sempre attuale anche se il lettore moderno deve immedesimarsi con l’ambiente storico e culturale del tempo di Cristo e dei Suoi contemporanei.
La parabola, però, non è una leggenda né una storia inventata ma, come afferma un noto studioso, “la parabola è ciò che qualcuno ha fatto”, quindi un “fatto terreno con significato celeste”. Ad esempio, basta esaminare la prima delle parabole di Gesù riportata nei Vangeli, quella del “seminatore”, e notare come Gesù parli di qualcosa che sta indicando al suo uditorio: “Ecco, il seminatore …” (Matteo 13:4).
L’avverbio “Ecco” è usato per richiamare l’attenzione su qualche fatto che accade improvvisamente o per indicare una persona o una cosa che compare ad un tratto.
A questo proposito, è utile confrontare il testo biblico in questione con Giovanni 19:5 “… Ecco l’uomo!”. Nel corso dell’esposizione della parabola del seminatore, sembra che Gesù richiami l’attenzione dei Suoi ascoltatori su di un seminatore, la cui sagoma si stagliava all’orizzonte, e, da questo fatto della vita quotidiana, Egli mirabilmente ne trae un insegnamento spirituale.
LE CARATTERISTICHE
Le parabole di Cristo presentano le Verità divine in modo convincente, tratteggiandole con una serie di immagini in modo da permettere all’uditorio di afferrare certe verità bibliche facendo un confronto con quanto è comunemente noto.
La parabola è una forma didattica che utilizza alcuni elementi fondamentali:
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La sintesi – Un fatto è espresso in modo breve e denso di significati. La brevità della narrazione giunge immediatamente allo scopo;
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L’immediatezza – Tutte le componenti della parabola risultano sfocate e di contorno mentre emergono i personaggi centrali o i gruppi di persone che, come ha affermato qualcuno, non superano mai il numero tre. Questo avvicinarsi rapidamente all’oggetto principale della parabola è un vero e proprio “zoom” per evidenziare la ragione stessa della narrazione.“Zoom”, termine usato nel mondo televisivo e cinematografico, deriva dall’inglese ed esprime proprio la ripresa con un obiettivo tranfocatore per avvicinarsi rapidamente all’oggetto che si sta riprendendo e farne un “primo piano”;
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L’incisività – Chi ascolta o, per usare una frase di Gesù, “Chi ha orecchio per udire…”, scopre immancabilmente che questi “fatti della vita quotidiana” lo coinvolgono e, perciò, hanno quel qualcosa in più che lo induce ad una profonda riflessione. Sotto la forma semplice della narrazione c’è una componente autorevole che rimane scolpita nella mente dell’ascoltatore;
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Il narratore – La morale finale della parabola non è tutto quello che può essere dedotto dall’uditorio ma, nel caso della parabola di Gesù, Egli non può rimanere nascosto. La Sua divina personalità fa da “Regista”. Infatti, il Maestro divino generalmente conclude con una Sua esortazione;
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La conclusione – C’è sempre una conclusione morale e pratica che l’uditorio non può assolutamente evitare. Il fatto diviene una specie di “proverbio”, un insegnamento tanto enfatico che non può essere ignorato senza creare un senso di colpa.
L’INTERPRETAZIONE DELLE PARABOLE
Gli elementi fondamentali delle parabole sono spiegati direttamente da Gesù come nel caso di quelle del seminatore (cfr. Matteo 13:18-23) e delle zizzanie (cfr. Matteo 13:36-43). L’interpretazione data dal Signore stesso serve poi per spiegare gli elementi ricorrenti in altre parabole.
Tuttavia, gli studiosi della Bibbia ritengono che nell’interpretare le parabole di Cristo occorre ricordare qualche principio basilare:
a. Nessuna dottrina biblica può fondarsi esclusivamente sugli elementi di una parabola;
b. L’insegnamento fondamentale della parabola è derivato da tutta la narrazione e non da qualche particolare;
c. La parabola è una narrazione che usa immagini e forme tipologiche ed i particolari non possono essere spiritualizzati.
LO SCOPO DELLE PARABOLE
“… Perché parli loro in parabole?” (Matteo 13:10); questo chiesero i discepoli al Signore. Ancora oggi molti restano perplessi dinanzi a questo metodo didattico di Gesù ed affermano che sarebbe stato più semplice parlare in modo diretto. Bisogna ricordare, però, che il Maestro Divino iniziò ad usare le parabole nel Suo insegnamento soltanto quando, dopo il periodo della popolarità, sopraggiunse l’opposizione da parte dei Suoi contemporanei. La ragione di questo mutamento di metodo è spiegata in Matteo 13:11-16. In questo passo dei Vangeli, il Signore fa capire ai Suoi discepoli che i “segreti” del Suo Regno sono riservati soltanto ai sudditi. In altre parole, non è giusto che coloro i quali seguono per mera curiosità, o al solo scopo di critica, chiudendo gli occhi per non vedere, e gli orecchi per non sentire ed il cuore per non comprendere, debbano venire a conoscenza dei privilegi del Regno di Dio.
Non si tratta però di un giudizio sugli increduli, ma piuttosto di un ulteriore profondo sentimento della misericordia divina che oltrepassa il senso legale della giustizia.
Gli increduli ed i detrattori di Cristo, della Sua signoria e della Sua dottrina, sarebbero stati ancora più colpevoli se avessero conosciuto di più della legge divina e dei privilegi che i credenti hanno la possibilità di conoscere. Soltanto coloro che hanno accettato per fede Cristo Gesù come Sovrano ed unico Signore, entrano a far parte di questo Regno che non è appariscente e terreno, ma interiore e spirituale. A loro, e soltanto a loro, è dato di conoscere i “segreti” del Regno di Dio.
UNA LEZIONE PERENNE
Ogni volta che si legge o si ascolta una parabola del Signore, oltre al significato prezioso, alla morale divina, alla possibilità di entrare direttamente in contatto con il divino “Narratore” e con il Suo mirabile insegnamento, rimane vivido l’autorevole richiamo e l’amabile esortazione a fare un esame introspettivo.Ogni lettore ed ogni ascoltatore è spinto a chiedersi: Sono credente o incredulo? Sono un suddito del Regno di Dio o uno straniero? Appartengo al numero di quelli ai quali Dio rivela i Suoi “segreti, oppure al numero di quelli che hanno il cuore insensibile? Sono io tra quelli che vedono, ascoltano, comprendono, si convertono e sono guariti?
Questa è la lezione sempre attuale delle parabole del Signore; possa Egli, per lo Spirito Santo, usarle per la nostra istruzione, elevazione e benedizione.