In genere, gli uomini non trovano difficoltà a vedere in Gesù un santo, un uomo potente in opere e in parole. In Lui ammirano tante doti straordinarie, tante virtù e capacità, ma non riescono a convincersi che Egli possa essere il Figlio di Dio. Un giorno ci fu chi si volse a Cristo chiamandoLo “Maestro buono”. Gesù rispose con le parole che per molti costituiscono un vero enigma: “Perché mi chiami buono? niuno è buono,se non Uno solo, cioè: Iddio …” (Matteo19:17; Vers. Diodati). Voleva forse negare di essere Dio? Voleva forse di­re che non era buono? Niente di tutto questo, ma semplicemente: “Non sarei buono, se non fossi Dio; e se non puoi riconoscere che io sono Dio, non devi chiamarmi buono”.

Se Gesù non fosse Dio, non potrebbe esser definito buono e santo: Egli avrebbe soltanto ingannato gli uomini; sarebbe un bugiardo, un grande mistificatore; avrebbe sottratto a Dio la gloria e l’onore che appartengono, invece, soltanto a Lui. Come potrebbe ritenersi buono un essere simile?

IL SIGNIFICATO DELLA DIVINITÀ DI CRISTO

Riferendoci alla divinità di Cristo intendiamo dire che Egli è Dio nel senso più pieno della parola. Le Scritture insegnano che Dio è un Essere Uno e Trino: Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Gesù è il Figliuolo. Il termine di cui si serve la Scrittura, “ unigenito Figliuolo …” (Giovanni 1:18), indica la particolare relazione di Cristo con la Divinità. Egli, non è un figlio di Dio, ma il Figlio di Dio. Noi possiamo essere figli di Dio, ma non nel senso in cui lo è Cristo. La divinità di Cristo è la pietra fondamentale sulla quale poggia l’edificio dell’intera fede cristiana.

LE PROVE DELLA DIVINITÀ DI CRISTO

Non è difficile provare la divinità di Gesù Cristo, se si ammette la veridicità della testimonianza della Bibbia. Soltanto chi rigetta questa divina testimonianza potrebbe negare la divinità di Cristo che si evince anche dalle seguenti ragioni:

  1. Nomi divini che Gli vengono dati. Gesù Cristo viene chiamato Dio (cfr. Giovanni 1:1; Ebrei 1:8; Giovanni 20:28; Romani 9:5; I Giovanni 5:20). È chiamato “Figlio di Dio” (cfr. Matteo 16:16, 17; 8:29; 14:33; Marco 1:1; 14:61; Luca 1:35; 4:41; Giovanni 5:25; 10:36; 11:4). Viene chiamato “Signore” cfr. Atti 4:33; 16:31; Luca 2:11; Atti 9:17; Matteo 22:43-45).

È indicato come “il Primo e l’Ultimo”, “l’Alfa e l’Omega” (cfr. Apoca­lisse 1:17; Isaia 41:4; 44:6; 48:12; Apocalisse 1:8; 22:13, 16). Tutti questi appellativi ci parlano chiaramente della Sua divinità;

  1. Attributi divini che Cristo stesso dichiara di possedere. Egli dice di essere uguale a Dio: “Io ed il Padre siamo uno” (Giovanni 10:30; cfr. 5:17). I Suoi seguaci attestano che Egli si riteneva essere Dio: “Il quale [Gesù, N.d.A.], essendo in forma di Dio non riputò rapina l’essere uguale a Dio” (Filippesi 2:6); lo stesso dicevano anche i Suoi più irridu­cibili nemici (cfr. Giovanni 10:33). In una circostanza Filippo chiese a Gesù che gli facesse conoscere il Padre, e Cristo rispose: “… Da tanto tempo sono con voi e tu non m’hai conosciuto, Filippo? …” (Giovanni 14:9). In Giovanni 5:17-32, Gesù spiega diffusamente la Sua uguaglian­za con Dio. I Suoi nemici cercarono di lapidarlo proprio per queste Sue affermazioni (cfr. v. 18). Dice che opera assieme al Padre (cfr. v. 17), che l’onore di Dio è in Lui (cfr. v. 23), che, come il Padre, Egli ha autorità di giudicare, anzi Gli è stata attribuita un’autorità anche di portata più ampia (cfr. v. 22). Egli, dunque, dichiara di possedere perfetta ugua­glianza con il Padre, completa unità di mente, di opere e di fine;

  2. Cristo viene adorato come Dio. Gesù disse, più e più volte, che soltanto Dio deve essere adorato; questo pensiero è espresso in modo chia­rissimo in tutte le pagine della Scrittura; eppure sappiamo che permise agli uomini, mai proibendolo ad alcuno, di adorarLo come Dio. I disce­poli Lo adorarono dopo aver dubitato di Lui e dopo averLo abbando­nato per timore (cfr. Giovanni 20:28; Matteo 14:33). Lo adorarono do­po la Sua risurrezione (cfr. Matteo 28:9); prima dell’Ascensione (cfr. Matteo 28:17) e dopo di essa (cfr. Luca 24:52). I Magi Lo adorarono quando era ancora un bambino (cfr. Matteo 2:2); Lo adorò l’indemo­niato che si aggirava tra le tombe ed il povero lebbroso guarito (cfr. Marco 5:6; Matteo 8:2). Tutti costoro videro in Gesù non soltanto l’uo­mo saggio, il grande operatore di miracoli, il nobile condottiero, ma il vero Dio, l’Essere degno della più profonda adorazione.

  3. Attività, ed opere di Cristo. La divinità di Cristo viene confermata dalle opere meravigliose che ha compiuto. In tutta la Sua attività terrena vediamo sempre risplendere il raggio della natura divina che era in Lui. Le Sue opere, le Sue parole, i Suoi prodigi sono stati quelli di Dio. Forse la prova più convincente della Sua divinità è proprio questa: Egli stesso invitava i nemici a considerare le Sue opere e a giudicare da quelle se era o no il Figlio di Dio: “Credetemi che io sono nel Padre e che il Padre è in me …”, diceva Gesù, “… se no, credete a cagion di quelle opere stesse” (Giovanni 14:11).

Se abbiamo difficoltà ad ammettere ciò che Cristo afferma, conside­riamo la Sua attività, esaminiamo le Sue opere e non potremo non esser vinti dalla loro evidenza: sono opere meravigliose e divine: “Se non fac­cio le opere del Padre mio, non mi credete”, disse Gesù in una occasione (Giovanni 10:37). Ed anche: “Ma io ho una testimonianza maggiore di quella di Giovanni, perché le opere che il Padre mi ha dato a compiere, quelle opere stesse che io fo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato” (Giovanni 5:36). Anche Nicodemo dovette dire: “… Mae­stro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui” (Giovanni 3:2). Nel grande sermone del giorno della Pentecoste, Pietro dichiarò: “… Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui …” (Atti 2:22). C’è qualcuno che potrebbe chiudere gli occhi davanti a tanta evidenza? Non soltanto guarì i malati e fece tornare in vita alcuni morti, ma di­mostrò di possedere il più assoluto dominio sulle stesse forze della na­tura. Egli trasformò l’acqua in vino (cfr. Giovanni 2:1-11), fece inaridire la pianta che non dava frutto (Matteo 21:18-20; Marco 11:12-14) e cal­mò il mare sconvolto dalla tempesta (Matteo 8:23-27; Giovanni 6: 16­21). Soltanto Dio ha un tale potere sugli elementi della natura.

LE AFFERMAZIONI DI CRISTO SULLA SUA DIVINITÀ

Alcuni pensano che Cristo non pretese mai di possedere delle prero­gative divine. La Bibbia è molto chiara: Egli riconobbe di possedere tali prerogative e non fece nulla per impedire che altri Gliele riconoscessero:

  1. Si appropriò del Nome santo di Dio. “… Prima che Abramo fosse nato, io sono” (Giovanni 8:58), con queste parole si servì dello stesso nome “Yahwèh” con il quale Dio indicò Se stesso a Mosè (cfr. Esodo 3:14). Per tanti secoli gli uomini avevano avuto un sacro terrore di quel Nome divino, e quando Gesù lo attribuì alla Sua Persona, i Giudei tentarono di lapidarlo: Lo considerarono un bestemmiatore;

  2. Pretese avere la potestà di rimettere i peccati. Quando quattro uomini Gli deposero davanti un povero paralitico, calandolo dal tetto, Gesù si rivolse all’infelice con le semplici parole: “… ‘Figliolo, coraggio, i tuoi peccati ti sono perdonati’” (Matteo 9:2; Vers. N.R.). I capi della religione, che erano lì soltanto per trovare in Lui qualcosa da criticare, si mostrarono scandalizzati e dissero che Gesù aveva bestemmiato, perché pensavano: “… Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?” (Luca 5:21; Vers. N.R.). Gesù vide la loro reazione e affermò che Gli apparteneva questa prerogativa divina, dicendo: “… affinché sappiate che il Fi­glio dell’uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati, Io ti dico (disse al paralitico), àlzati, prendi il tuo lettuccio, e vattene a casa tua’” (Marco 2:10, 11; Vers. N.R.). Possiamo concludere che soltanto Iddio può rimettere i peccati, Infatti, dopo averLo visto operare un tale miracolo, ammettiamo senza difficoltà che Gesù possedeva quella prerogati­va e che, quindi, è Dio;

  3. Pretese di possedere il dominio assoluto sulla vita e sulla morte. Gesù mostrò di possedere un potere che nessuno sulla terra aveva mai posse­duto: Egli poteva dare e togliere la vita.

Tutti gli altri erano stati mandati; Lui solo era venuto. Egli fissò il tempo, il luogo ed il modo della Sua nascita terrena. Egli stesso stabili le circostanze che l’avrebbero visto venire al mondo. “Son proceduto dal padre – disse Gesù – e son venuto nel mondo; ora lascio il mondo, e torno al Padre” (Giovanni 16:28). E in un linguaggio ancora più chiaro: “… io depongo la mia vita, per ripigliarla poi. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me. Io ho potestà di deporla e ho potestà di ripigliarla …” (Giovanni 10:17, 18). Soltanto Dio potrebbe parlare così; Gesù Cri­sto, dunque, è Dio

Quindi, la speranza della salvezza è riposta sulla divinità di Cristo. Se non fosse il Figliuolo di Dio, nessuno potrebbe ottenere il perdono dei peccati; se non fosse il Figliuolo di Dio, il riscatto del peccatore sarebbe impossibile, e l’uomo non potrebbe mai vedere Iddio. Cristo, inoltre, non sarebbe il Messia promesso e noi saremmo ancora sotto una condanna di morte. Dio “… è stato manifestato in carne …” (I Timoteo 3:16) e noi siamo liberi.