L’argomento è attuale e interessante, in quanto, si sta instaurando anche tra i cristiani evangelici un principio molto comune nel­la nostra società, secondo il quale ciascuno deve agire seguendo la propria coscienza. Prima di trattare l’argomento specifico sarà utile parlare in senso generale di un princi­pio che riveste un valore fondamentale.

PRINCIPI BIBLICI
Quanti sono oggi coloro che, recla­mando la libertà di compiere le proprie
scelte secondo coscienza, dimenticano che quest’ultima possiede un certo grado di elasticità, cioè è mutevole e deve essere guidata da princi­pi sicuri, deve essere ben educata! Per i cristiani fondati su “Tutto l’Evangelo”, l’istruzione e la guida necessaria provengono unicamente dalla Bibbia.
Perciò, tanto più si assimilano gli insegnamenti ed i principi biblici, tanto più potremo fidarci della nostra coscienza.
“Questo, infatti, è il nostro vanto: la testimonianza della nostra co­scienza, che ci siam condotti nel mondo, e più che mai verso voi, con santità e sincerità di Dio, non con sapienza carnale, ma con la grazia di Dio” (2 Corinzi 1:12), così si esprimeva l’apostolo Paolo.
È sempre pericoloso credere che il nostro senso del bene e del male, del lecito e dell’illecito, abbia raggiunto un grado d’infallibilità al quale gli altri non sono ancora arrivati, perciò li reputiamo immaturi o retro­gradi.
Le nostre scelte non devono essere mai il risultato di cieca ubbidien­za a regole tradizionali. Determinati atti non possono essere imposti da regole umane, verso le quali, per reazioni innate, molti nutrono una profonda avversione. Come cristiani evangelici fondati sulla Bibbia, la Parola di Dio, unica ed infallibile regola della nostra fede e della nostra condotta, dobbiamo sottometterci ai principi stabiliti dalla Sacra Scrit­tura che possono essere così riassunti:
a. La nostra coscienza può ingannarsi
”… per i contaminati ed increduli niente è puro; anzi, tanto la men­te che la coscienza loro son contaminate” (Tito 1:15). L’idea che «tutto è puro per quelli che sono puri”, spesso viene interpretata come la possi­bilità di compiere ogni cosa, purché il fine sia onesto. I versetti che pre­cedono, però, ci parlano di mente e coscienza contaminate. Bisogna ri­cordare perciò che il nostro modo di pensare è influenzato dall’ambien­te che ci circonda, al punto che, senza volerlo, ci troviamo a pensare e a comportarci come gli increduli.
Per essere certi che le nostre scelte siano pure, domandiamoci se quanto facciamo onora Dio ed edifica la nostra fede;
b. La nostra coscienza può fornirci una falsa sicurezza
“Poiché non ho coscienza di colpa alcuna; non per questo però sono giustificato; ma colui che mi giudica, è il Signore” (I Corinzi 4:4). L’apostolo, pur non avendo coscienza di colpa alcuna e non preoc­cupandosi dell’opinione comune, afferma la grande verità che non per questo può essere certo perché il Signore soltanto sa giudicare obietti­vamente.
Il salmista aveva la stessa opinione di sé quando affermava che Dio lo conosceva meglio di quanto egli conoscesse sé stesso: “Chi conosce i suoi errori? Purificami da quelli che mi sono occulti” (Salmo 19:12).
In un’altra occasione, invece, Paolo è certo della propria coscienza quando può dire: “Io dico la verità in Cristo, non mento, la mia coscien­za me lo attesta per lo Spirito Santo” (Romani 9:1). In questa posizione soltanto la coscienza personale può darci sicu­rezza;
c. La Parola di Dio è la suprema autorità
“Poiché se il cuor nostro ci condanna, Dio è più grande del cuor no­stro, e conosce ogni cosa” (I Giovanni 3:20).
Infatti, la coscienza illuminata dallo Spirito Santo riesce a compren­dere la volontà di Dio e ne è sensibilizzata. Veniamo ora direttamente all’argomento.

CHE COSA AFFERMA LA BIBBIA
Cosa dice la Parola di Dio riguardo agli ornamenti e ai gioielli? Nel­l’Antico Testamento troviamo tanti riferimenti anche molto precisi.
Gli Ebrei, a risarcimento della loro schiavitù, avevano prelevato da­gli Egiziani “… degli oggetti d’argento, degli oggetti d’oro e de’ vestiti” (Esodo 12:35), che dovevano servire non per adornarsi, ma per essere offerti al Signore a favore della costruzione del tabernacolo. Infatti, è scritto: “Vennero uomini e donne; quanti erano di cuor volenteroso portarono fermagli, orecchini, anelli da sigillare e braccialetti, ogni sor­ta di gioielli d’oro; ognuno portò qualche offerta d’oro all’Eterno” (Eso­do 35:22).
Dopo la miracolosa vittoria sui Madianiti, gli Ebrei, uomini e don­ne, non pensarono di adornarsi con i gioielli del bottino di guerra, ma dissero: “… noi portiamo, come offerta all’Eterno, ciascuno quel che ha trovato di oggetti d’oro: catenelle, braccialetti, anelli, pendenti, collane, …”(Numeri 31:50).
In tempo di sviamento, le donne israelite, seguendo l’esempio delle donne pagane, cominciarono ad adornarsi d’oro e di monili preziosi. Questa decisione è ben descritta in Isaia 3:16-24, ed eviden­zia la loro alterigia e vanità, per l’ostentazione di un abbigliamento lussuoso e di tanti gioielli: … “ il Signore torrà via il lusso degli anelli dei piedi, delle reti e delle mezzelune; gli orecchini, i braccialetti ed i veli; i diademi, le catenelle de piedi, le cinture, i vasetti di profumo, gli amuleti; gli anelli, i cerchietti da naso; gli abiti di festa, le mantelli­ne, gli scialli e le borse; gli specchi, le camicie finissime, le tiare e le mantiglie”. Questo testo, molto particolareggiato, sembra rilevare non soltanto l’aspetto esteriore dell’abbigliamento, ma soprattutto il sentimento, la motivazione interiore che spingeva gli Israeliti a comportarsi in questa maniera.

NEL NUOVO TESTAMENTO
L’argomento è ripreso in modo chiaro nelle Epistole del Nuovo Te­stamento.”… le donne si adornino d’abito convenevole, con verecondia e modestia: non di trecce e d’oro o di perle o di vesti sontuose, ma d’opere buone, come s’addice a donne che fanno professione di pietà” (I Timoteo 2:9,10).Una parafrasi dello stesso testo traduce: “Anche le donne si vesta­no con abiti decenti, con modestia e semplicità. I loro ornamenti non siano complicate pettinature, gioielli d’oro, perle, e vestiti lussuosi. Invece siano ornate di opere buone, adatte a donne che dicono di amare Dio”.
Ancora: “il vostro ornamento non sia l’esteriore che consiste nell’in­trecciatura dei capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indos­sar vesti sontuose ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’ornamento incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo. E così infatti si adornavano una volta le sante donne spe­ranti in Dio, …” (l Pietro 3:3-5).
La parafrasi moderna di questi versetti così afferma: “Non preoccu­patevi d’essere belle al di fuori, con pettinature raffinate, gioielli d’oro e vestiti eleganti. Cercate invece la bellezza nascosta e durevole, quella del cuore. Cercate d’avere un animo buono e sereno: queste sono le cose preziose di fronte a Dio. Questi erano un tempo gli ornamenti delle donne sante che speravano in Dio». I due testi citati dal Nuovo Testamento sottolineano il verbo: “Ador­narsi», “… le donne si adornino …” (I Timoteo 2:9), “… così infatti si adornavano una volta le sante donne …” (I Pietro 3:5). Questo verbo è molto importante per due ragioni. Prima di tutto, lo Spirito Santo guida Pietro e Paolo a sottolineare che le donne credenti non sono disordinate e poco pulite, ma linde, or­dinate e vestite con semplice buon gusto, al punto da poter conquistare, con la loro grazia, anche i mariti che non credono alla Parola di Dio, conducendoli alla fede quando notano il loro modo di vivere. Poi, perché precisa che l’ordine e la nitidezza, il buon gusto e la sem­plicità, non devono mai essere confusi con il lusso, le mode, l’eccentrici­tà e l’uso di gioielli.

SOLTANTO LE DONNE?
No certamente, il richiamo è rivolto prima alle donne, che per la lo­ro grazia innata si preoccupano di rendersi piacevoli all’uomo, il quale, invece, per natura è incline alla rudezza ed ai modi risoluti.
Tuttavia, l’uomo non è meno vanitoso della donna, perché la vanità è un difetto della natura umana e in un modo o nell’altro si manifesta. L’uomo ambizioso fa bella mostra della ricchezza e mette spesso in evi­denza la propria posizione sociale, con generosità appariscente, ador­nandosi con eleganza ricercata, con gioielli ed anelli d’oro.
La Parola di Dio parla anche di loro: “…, se nella vostra raunanza entra un uomo con l’anello d’oro, vestito splendidamente, …” (Giaco­mo 2:2).

L’EQUILIBRIO
I “ricchi” vanitosi, spesso ricevuti con speciale riguardo anche nell’ambito della comunità cristiana, sono da giudicare per la mancanza di sensibilità nei confronti dei fratelli più poveri.
In Cristo non c’è differenza, ricco e povero, uomo e donna, istruito e illetterato, siamo tutti uno in Cristo e siamo tutti chiamati a mostrare modestia. Nel Nuovo Testamento, questo termine è tradotto talvolta “modestia” ed altre volte “sobrietà”, ed esprime il concetto di un “auto­controllo abituale, che frena costantemente le passioni ed i desideri”.
La soluzione a questa, come ad altre tentazioni, è quella di confron­tarci con la Parola di Dio e sondare i nostri sentimenti.
Quando saremo in grado di dichiarare come Paolo l’apostolo:” la mia coscienza me lo attesta per lo Spirito Santo …” (Romani 9:1), allora potremo stare tranquilli perché stiamo adempiendo la volontà di Dio, “ operando in voi quel che è gradito nel suo cospetto, per mezzo di Gesù Cristo; …” (Ebrei 13:21).